giovedì 31 gennaio 2008

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La sciura Pina, casalinga di Voghera, verso la mezza di un giorno qualunque sente scampanellare alla porta di casa. Va ad aprire, e si trova davanti uno strano omino verdolino, dall’aria simpatica, che le dice molto gentilmente, mostrando un ovetto color arancione: “ Buon giorno signora, sono un màlik. Permette che usi un attimo il suo fornello?” Assai sorpresa, la sciura Pina balbetta: “Ma…. beh… prego si accomodi….” Il màlik ringrazia, entra, e si cucina rapidamente l’ovetto sul fornello della sciura. Poi lo mette in uno di quei cosi di plastica che servono a mantenere i cibi, saluta la padrona di casa ringraziandola ancora, e se ne va. La cosa si ripete più o meno alla stessa ora nei giorni successivi, con omini diversi (tutti verdolini), che suonano alla porta, chiedono gentilmente di poter usare il fornello, entrano, si cucinano l’ovetto che hanno portato, ringraziano e se ne vanno. La sciura Pina ormai ci ha fatto l’abitudine, quando un giorno, all’ora canonica, si presenta un altro omino, stavolta senza uovo. “Buon giorno signora, potrei usare il suo apriscatole?” “Ma… lei non c’è l’ha l’ovetto da cuocere?”, fa stupita la sciura Pina. “Ovetto? Quale ovetto?... No, no, niente ovetto. Ho solo questa scatoletta di tonno da aprire. Sa…. non tutti i màlik vengono per cuocere!”

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venerdì 25 gennaio 2008

Due chiacchiere sulla finitura


Ho ricevuto una email da Andrea, sulla finitura in genere.

Andrea solleva il problema dell'odore troppo intenso della cera e fa' un po' il punto sulle varie modalita' di finitura dei pezzi intagliati.

Ho gia' detto piu' volte, e mi scuso per la ripetizione, che io amo la gommalacca. Sono convinta che si possa usare anche su oggetti intagliati, specialmente se si separa il trattamento a pennello delle parti molto intagliate da quello a tampone della superficie rimanente, che magari e' adatta al trattamento. Io amo il colore caldo della gommalacca e la lucentezza talora anche eccessiva che si puo' ottenere. Pero' dopo aver ricevuto tanti 'suggerimenti/critiche/commenti ' ho iniziato a usare massicciamente la cera. In casa mia c'e' qualcuno che ha problemi con l'odore della cera che io uso, sino ad avere mal di testa o di stomaco; cerco di non dare fastidio facendo il lavoro in balcone o con la finestra aperta. Credo di aver capito che non e' proprio la cera, ma il diluente, la trementina , che da' fastidio a molti e cosi' violentemente; la cera di per se' e' naturale, prodotta dalle api, di buon profumo: a meno di una vera , riconosciuta patologia allergica, non dovrebbe dare problemi quasi a nessuno. Nell'encausto e in molte cere gia' pronte c'e' anche un po' di carnauba, di origine vegetale; anch'essa non dovrebbe dare fastidio ai piu'.

Si puo' avere una cera senza trementina: in un negozio mi hanno mostrato una linea italiana di prodotti per il legno, in cui nelle cere per lucidare il diluente usato non e' la trementina , ma una sostanza estratta dagli agrumi, che chimicamente sostituisce molto bene la trementina e scioglie la cera , permettendone la spalmatura e poi evapora regolarmente, ma non e' cosi' 'allergenica' o irritante o etc... (spero che qualche chimico non mi colga in errore, mi sembra di ricordare che dovrebbero esser un terpene, ma non sono sicurissima... potrei darvi un'informazione sbagliata) . Pertanto se Andrea ha problemi con le cere piu' comuni potrebbe fare un tentativo con questi prodotti (tra l'altro ricordo che si trattava di prodotti di una piccola casa produttrice, puo' cercarli nei colorifici , l'unico neo e' il prezzo, praticamente doppio delle cere piu' diffuse). Inoltre un vecchio lucidatore di Seregno, 'il Galimberti' che seppure ultraottantenne e' ogni mese al bel mercatino dell'usato di Imbersago, mi aveva suggerito piu' volte di usare prima la gomalacca, poi la cera per 'spegnere' la eccessiva lucentezza, cosa che ho fatto solo due o tre volte, senza farmi un'opinione particolare personale in proposito. Vi trasferisco il suggerimento, pari pari.

Per quanto riguarda la verniciatura, devo confessare che, in una fase di hobby precedente in cui , per passare il tempo, talvolta facevo qualche lavoro di decoupage (lo dico piano perche' Michele Ferrari toglie le stellette e il saluto a quelli che nominano il decoupage) , ho litigato cosi' tante volte con la lacca /vernicetta che da quando intaglio l'ho evitata accuratamente (una volta ho dato su un lavoro oltre 30 mani, con molte levigature intermedia, sia a mano, sia con levigatore elettrico, per ottenere una lacca perfetta, che pero' perfetta non sempre veniva...) . Anzi devo dire che al contrario gia' nel decoupage mi stavo portando inconsapevolmente verso le tecniche del legno, quando ho fatto ad esempio il trittico a soggetto natalizio riportato in foto in quetso post ( ricomponendo, sul verso non decorato di un piccolo paravento/parascintille di legno dipinto a mano da qualcuno con grandi fiori, alcune scene di affreschi del Ghirlandaio, mescolando le figure tratte da diversi affreschi dello stesso pittore ) e tutt'intorno ho dipinto nella scena centrale una cornice di edera con un po' di oro e ho finito il tutto con gommalacca, per evitare l'ossidazione della vernicetta a componente metallica (similoro) al contatto con la normale lacca usata nel decoupage. Sull'intaglio io non amo usare le vernici sintetiche, ma secondo me chi le sa usare bene fa bene ad usarle, anche perche' sono una finitura 'definitiva' e durevole , l'oggetto puo' essere 'toccato' senza lasciarvi le 'impronte digitali' come puo' avvenire sulla cera.
L'unica obiezione che mi verrebbe di fare e': i nostri nonni e i loro avi che hanno inventato l'intaglio non avevano le vernicette. Addirittura la gommalacca compare piuttosto tardi nella lavorazione del legno, come una modernita' , nel 1800 , mentre prima c'era una diffusa finitura a cera.
Opinione certo piu' importante della mia sulla finitura a vernice, alcuni degli artisti americani che hanno siti americani (che non cito solo perche' non voglio incorrere in un uso improprio di nomi che sono marchi registrati) usano regolarmente la finitura a vernice, impiegando prodotti anche sofisticati, che danno l'apparente finitura a cera.

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giovedì 17 gennaio 2008

Scatola cedro con rosone intagliata a coltello da Rita Arcaleni


















Questa piccola scatola di cedro (14x19x8 cm. con coperchio incernierato)e' una di quelle comperate dal sig. Luigi; l'ho intagliata per un'amica della mia figlia maggiore, che mi ha chiesto che la intagliassi a rosone. Le foto mostrano sia la scatola ancora grezza (la terza) sia la scatola finita , tinta con color noce in soluzione alcoolica e lucidata a cera assolutamente incolore (neutra). Il cedro usato dal sig. Luigi e' abbastanza soddisfacente per l'intaglio e non mi ha tradito neppure con questo rosone, tuttavia io suggerisco comunque di scegliere per questa essenza un motivo di intaglio a foglie o con prevalenza di immagine positiva, lasciando i rosoni per l'essenza di noce, che permette tagli nitidissimi.

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lunedì 14 gennaio 2008

Scatola ottocento cedro intagliata da Rita Arcaleni







Ho acquistato questa scatola in cedro come al solito grezza dal Sig. Luigi del mercatino di Lecco, poco prima di Natale. La parte in rilievo sul coperchio era in origine un ottagono profilato sui bordi e la maniglietta sovrastante era anche lei profilata. Troppo piatta e troppo spigolosa, sul coperchio, troppo rozzo, almeno per i miei gusti, ho pensato appena il Sig. Luigi me l'ha proposta, mentre mi piaceva molto la sagoma della base, ma subito ho anche realizzato che ne avrei intagliato la parte in rilievo, per renderla piu' movimentata; c'era lo spessore per farlo. Le foglie sono torte, proprio per accompagnare e modificare l'ottagono originale. Volevo farla a sgorbia, poi mi sono accorta che con un coltello piuttosto lungo e sottile si riusciva a lavorare le foglie ugualmente, cosi' ho usato il coltello per dare forma e scolpire le foglie , sia sulla maniglietta sia sull'ottagono. Pero' ho imparato che, mentre con la sgorbia si puo' 'frenare il movimento' nel tagliare, con il coltello si danno inevitabilmente dei colpi dove non si vorrebbe, cosi' quando avevo finito le foglie mi sono accorta di avere riempito di orribili e scomodi tagli la superficie del coperchio tutt'intorno alla base delle foglie. Tuttavia la lavorazione un po' fitta in diagonale , che ho replicato dalla precedente zuccheriera, e' servita a rimediare. Inutile dire che ho fatto una gran fatica nell'intagliare la parte piana del coperchio in diagonale, a ridosso delle foglie, e che cio' non e' dipeso dalla lunghezza e forma del coltello (li ho provati tutti), ma proprio dalla forma del pezzo, rilevato centralmente; si potrebbe fare lo stesso decoro anche a 'dentelle' con la sgorbia , ma non ho osato fare la prova su questa scatola. Ho concluso quanto segue: se dovessi farne una seconda della stessa forma, chiederei al Sig. Luigi di fornirmi (se possibile) la scatola con il coperchio smontato in pezzi , che incollerei solo dopo avere intagliato la parte piana, con risultati evidentemente migliori. A proposito, prima che qualcuno boccheggi dal disgusto davanti a queste foto...: stavolta non le ha fatte mia figlia e si vede, la scatola dal vero e' migliore che in foto. Per la finitura: ho usato al solito la tinta noce in soluzione alcoolica e poi la cera noce medio, ma il cedro esalta il rosso della tinta e il colore non mi piace molto, almeno cosi' come e' dal vero; e' lo stesso problema che ho avuto con la scatola in cedro con le foglie di acero 'un po' liberty' . Gli annerimenti, che si vedono in foto sono forse accumuli di bitume della cera, in punti che non ho scaldato e spazzolato bene. Magari stasera faccio qualche ritocco e , se possibile, le foto nuove (??!!)

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giovedì 10 gennaio 2008

Sole delle Alpi (?) su scatola realizzata completamente a mano e intagliata da rita arcaleni















I rosoni mi piacciono e cosi' nei primi lavori ne intagliai abbastanza, anche su questa scatola di tiglio completamente realizzata a mano (si vede, direte: e' anche storta...) a partire da due tavolette di tiglio senza troppa possibilita' di scelta, con sgorbie e scalpello grosso e scavino.

E' gia' pubblicata in un altro post, assieme ad altre scatole simili, scusate se mi ripeto , ma oggi la ripropongo perche' c'e' una cosa che mi ha colpito.

Che questi disegni tipici valdaostani fossero molto antichi e tradizionali e' evidente anche per un non esperto della materia coem me, dalla continua ricorrenza anche in lavori del secolo scorso, ma oggi mi ha particolarmente colpito il vedere su un sito, indicatomi da Paolo in una email, la foto di una decorazione su pietra a Dorca nella zona Valser , con questo rosone circondato dal vortice (li' la didascalia lo indica come 'sole delle Alpi'). Mi piacerebbe sapere se quello e' il nome ufficiale di questo decoro e se il soggetto aveva un valore simbolico.

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mercoledì 9 gennaio 2008

Massimo Assumma mortaio intagliato con 4 rosoni








































Massimo mi ha inviato le foto di un bel mortaio che avevo appena visto sul suo blog e le pubblico volentieri ; io invece sto battendo un po' la fiacca, ho rallentato il lavoro serale e anche il mio blog ne soffre.
Dice Massimo nella sua e-mail: ''......Credevo fosse in tiglio, ma ora ho forti sospetti che sia in ontano, soprattutto dopo aver visto la tua zuccheriera (ne ho parlato nel post sul mio blog).
....La finitura è stata fatta con turapori e cera noce scuro. "
Sono molto belli ed equilibrati questi rosoni, decoro che io prediligo particolarmente. Anche a me non pare di tiglio questo pezzo, che mi fa venire in mente tra l'altro che, sin dall'inizio di questo mio hobby (e sicuramente ogni volta che mi accosto al banco del signor Luigi, che non manca di ripropormelo ogni volta ), vado ripetendomi di 'dover ' intagliare un mortaio e rinvio sempre; e' uno dei pezzi che si possono esibire in casa e fanno la loro figura , indipendentemente dallo stile dell'arredo. Se pero' dovrete usarlo davvero per gli alimenti, ricordatevi di lucidarlo solo con olio enologico, che e' consentito per usi alimentari. Certamente la cera da' un risultato ben diverso per gli occhi, e l'ontano con la cera noce prende una bellisima ambratura (a proposito, l'ontano, oltre che per la venatura, lo riconosco di solito , solo con gli occhiali e al naturale, per la 'semolatura' che ha).

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mercoledì 2 gennaio 2008

Fuselli da tombolo decorati con intaglio a coltello eseguito da Rita Arcaleni





























Fuselli da tombolo in noce , fatti apposta dal sig. Luigi, del mercatino di Lecco, decorati da me a coltello e poi lucidati a cera color noce medio; li ho regalati alla mia amica che, oltre ad eseguire il pizzo al tombolo, ama collezionare i fuselli di varia provenienza. Questi non li usera' (per lavorare bisogna averne almeno un cinquantina uguali...), ma li esporra' piuttosto in vetrinetta.

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